Descrizione
Un po' di storia
Il Poligono, oltre ad essere un importante monumento per la collettività, è anche uno spazio verde molto bello e caratteristico. Pertanto, nonostante l'area sia di proprietà del Demanio Pubblico (cioè dello Stato), l'Amministrazione Comunale già da diversi anni si è presa l'impegno di fare una costante e periodica manutenzione del prato e della siepe. Sul retro, ma ll'interno della proprietà, si trova una striscia verde destinata a bosco.
Si tratta di una costruzione risalente più o meno agli anni Venti del secolo scorso, la quale non ha nessuna rilevanza né di carattere artistico né architettonico; tuttavia si tratta per Gonzaga di un "luogo sacro" in quanto in quella sede si consumò una grande tragedia. Per raccontare brevemente dobbiamo andare al ricordo della battaglia partigiana avvenuta la notte del 20 dicembre 1944, anche se parlare di battaglia pare improprio, in quanto si trattò di un massacro a senso unico (ma di questo ancora oggi si dibatte ferocemente a Gonzaga, ché le versioni sono piuttosto contrastanti e mai alcuni testimoni oculari furono ascoltati). Conseguentemente a quel gravissimo fatto di sangue, nel quale perirono 15 soldati tedeschi che stavano dormendo in una camerata (scuole) e una ignara passante che transitava sul ponte del Canaro (Pierina Binacchi), vi fu una rappresaglia, per la quale si prelevarono sette persone (nessuna di Gonzaga) per le quali, dopo un sommario processo svoltosi nell'aula consiliare del Comune, ventiquattro ore dopo il proditorio attacco, il comando tedesco in accordo con le bande fasciste stabilì la fucilazione (sei subito una dopo due mesi). La sede dell'esecuzione fu stabilita in Gonzaga, presso il "poligono di tiro", dove all'alba del 22 dicembre un plotone d'esecuzione tutto italiano giustiziò sei innocenti - pur prigionieri - presi a caso da un novero di 33. L'esecuzione rivelò canoni di particolare crudeltà (si rimanda alla bibliografia in proposito). I condannati furono seguiti spiritualmente dal parroco di Gonzaga don Ulderico Caffini. Da allora il "Tir a segn" è divenuto venerato luogo di martirio e simbolo di una libertà in quel frangente soltanto sognata. Attualmente in restauro. [Testo di Giancarlo Malacarne]
Per maggiori approfondimenti è possibile consultare la pagina dedicata su memorieincammino.it (progetto curato dall'Istitituto Alcide Cervi di Gattatico, RE).
Credits:
Fotografie di Paolo Bernini e Diego Barbieri
Modalità d'accesso
Luogo accessibile, solo in occasione di commemorazioni ufficiali.
Indirizzo
Punti di contatto
Ultimo aggiornamento: 18 luglio 2024, 10:09